INTRODUZIONE XXXIX subito una spedizione per occupare l’isola di cui era divenuta padrona. Il ritardo le fu fatale : chè nel 1206 il pirata genovese Enrico Pescatore, conte di Malta, approdato a quelle coste, con destro colpo di mano si impadroniva per proprio conto del paese, lo fortificava e se ne intitolava signore. Allora soltanto Venezia armò navi e soldati ; allora soltanto, nel 1207, sbarcarono finalmente in Creta truppe veneziane. La guerra continuò nell’isola parecchi anni, con varie sorti ; finche il Pescatore, che pur aveva ricevuti due volte aiuti dalla madre patria, verso la fine del 1210 o il principio del 1211, veniva a patti, e abbandonava l’isola in mano ai trionfatori veneziani, che da allora ne prendevano stabile possesso, mandando subito dalle venete lagune nobili e popolani a colonizzare il nuovo prezioso possedimento. Qualche anno dopo, scoppiate nuove ostilità fra la Serenissima e la Superba, Creta fu di nuovo presa di mira da un altro corsaro genovese, Alamanno Costa, conte di Siracusa, il quale potè audacemente avvicinarsi alla capitale : ma nel giugno del 1217 la sua flotta restò battuta ed annientata. — Più tardi ancora, nel 1266 e nel 1294, per ben due volte la città di Canea cadeva in mano dei Genovesi, i quali la mandavano a sacco, senza però soffermarsi più a lungo nell’ isola (1). Se così però cessavano le guerre esterne, l’isola era ben lungi dal godere i benefici di quella pace, colla quale soltanto il paese può prosperare ed avviarsi a vera civiltà. Gli indigeni cretesi infatti, insofferenti dei nuovi dominatori, fin da bel principio si sollevarono, iniziando una serie non interrotta di turbolenze e di ribellioni, congiure e sommosse, durate quasi due secoli. Dissidi e rivolte erano fomentate dal risentimento dell’antica nobiltà cretese, tocca nei suoi interessi più vitali, umiliata nelle tradizionali sue glorie ; dall’avversione del popolo indigeno, vessato dalla padronanza dei nuovi signori ; dall’astio inveterato dei Greci contro i seguaci del rito latino ; dallo spirito eminentemente ribelle del popolo cretese, il quale, dai più antichi tempi di cui ci restano memorie monumentate o scritte fino ai giorni nostri, mostrò la più intollerante insofferenza non solo di ogni tirannia ma ben anche di ogni governo. Malamente soffocate in un luogo, le ribellioni scoppiavano in un altro e divampavano con maggior forza e violenza. L’elemento latino era sproporzionatamente esiguo di fronte a quello greco; difficili erano gli aiuti dalla madre (■) G. Gerola : La dominazione genovese in Creta. Homburg, 1904, pag. 26. — Del resto è mia inten- (Atti dell'Accademia degli Agiati, serie III, voi. VIII. zione di ritornare altra volta sull’argomento della fase. 2). Rovereto, 1902. - Cfr. E. Gerland; Gcschichle compera di Creta da parte dei Veneziani. des laleinischen Kaiserreiches von Konslantinopel.