XL INTRODUZIONE patria tanto lontana ; mentre l’imperatore di Nicea e gli altri Greci del continente, con subdoli aizzamenti o con sussidi apertamente prestati, e, fra gli stessi Veneti, i Sañudo duchi di Nasso, coi loro fatali tradimenti, cooperavano ai danni di Venezia. I Cretesi così potevano perpetuare le guerriglie, sicuri di trovar sempre uno scampo fra le impenetrabili gole e le naturali difese delle montagne che essi soltanto conoscevano; potevano perpetuarle i Veneti, certi di saper resistere entro le solide mura delle imprendibili loro fortificazioni(l). Quando poi, dopo tanto sangue sparso e tanti sacrifizi, dopoché erano stati condannati alla desolazione il fertile altipiano di Lassiti e gli altri covi dei ribelli, l’isola pareva finalmente ricondotta all’ordine, parte con la forza delle armi, parte con numerose concessioni fatte agli indigeni, ecco scoppiare una nuova e più tremenda sedizione, originata non più dal malcontento dei Greci soltanto, bensì anche dalla defezione degli stessi coloni veneti. Questi, credendosi troppo gravati di imposte, fin dal 1268-69 aveano suscitati tumulti; ma nell’agosto del 1363 il dissidio degenerò in aperta ribellione. Furono deposti i magistrati veneti spediti dalla madre patria ed eletti in loro vece nobili della colonia ; fu abbassato il vessillo di S. Marco e sostituito con quello di S. Tito, l’antico protettore dell’isola; fu ordinato che il rito greco venisse equiparato a quello latino ; si promulgarono amnistie e si liberarono condannati e banditi, purché cooperassero nella resistenza alle forze venete. Tuttavia il valore del generale Luchino dal Verme, appositamente spedito dalla Repubblica, sbaragliò le file dei ribelli, che in parte furono fatti prigionieri ed esemplarmente puniti, in parte invece banditi. Nel 1366 l’isola ritornava di bel nuovo, e durevolmente, alla pace (2). Soltanto nel 1453 si ebbe un nuovo tentativo di rivolta, facilmente soffocata ; e ancora in appresso qualche nuova turbolenza di lieve importanza(3). Intanto la caduta di Costantinopoli portava il colpo di grazia anche alle (') 2. Z«|nr«Xiou : ‘Iffroptitó axnvorpa?r.fiaTs. ’AV.vyictiv, stani der kandiotischcn Ritterschaft gegen das Mut- 1860 — F. Nani Mocenigo: Delle ribellioni di Candia. terland Venedig (Byzantinische Zeitschrift). Venezia, 1902. — 2. ’A. Eaviouíiíou : Sjviñxn |jlstoSù rii?- (3) Di una pretesa rivolta dell’isola nel 1570-1571, ìvitixìt ÌniioxpjTutr xcti ’AJ-iitou KaXXijpyou. (’Aàrivà, voi. crudelmente repressa dalla Serenissima, è fatta men-XIV). ’Air,vii7, 1902. Cfr. pure il romanzo, che vor- zione in un manoscritto veneto di cui esistono pa-rebbe essere storico : N. T. Ilaú}.yapi : Mix«W 4 Yapo- recchie copie (ove però la ribellione sarebbe ripor- li rliiTOT. Ktpxjp?, 1851.— Inoltre, per quanto riguarda tata al 1502). E l’argomento stesso è svolto in un l’intera storia del primo secolo di dominio veneto romanzo storico del Zambelli (2. Zo(imJ.iou : Oi xp-oTtxoi in Creta, mi valgo del manoscritto gentilmente pre- 1871), riboccante di odio contro il nome statomi dal dott. Guido Scaffini, di un suo lavoro veneto. Per contrario non è toccato nè a me nè ad che dovrebbe uscire quanto prima alle stampe. altri di trovare nessun altro accenno a tali avveni- (*) M. Tabarrini : Francesco Petrarca e Luchino menti — se escludiamo una piccola rivolta nel ter- dal Verme condottieri dei Veneziani nella guerra di ritorio di Retimo — nelle copiose fonti d’archivio Candia. Roma. 1892. — T. Jbgeklkhner : Der Anf- che di quest’epoca ci rimangono.