I CENTRI ABITATI 37 chiudeva essa entro la ferrea cerchia delle bastionate muraglie il suo duomo, altre cinque chiesuole d’ambo i riti, la sua loggia, i suoi palazzi del provveditore, del governatore e degli altri capi delle milizie, i suoi alloggiamenti, corpi di guardia, armerie, depositi, polveriere, fondaci, spedali, prigioni, cisterne, molini, forni e via via, fino alle case e capanne dei privati, sparse per le contrade e per le piazze della fortezza, la maggiore delle quali serviva da campo marzio. Analoga a Suda, ma alquanto più ristretta, era la fortezza sullo scoglio di Spinalonga"'; e più piccole ancora l’una dell’altra quelle degli isolotti di Grabusa e di Turlurù, l’ultima delle quali constava di due semplici fortilizi con qualche locale nell interno. Marati non fu potuta mai terminare. * * * Tolte le città, i castelli e le fortezze, gli altri luoghi abitati di Creta ben di rado sorgono sulla riva del mare ; anche se la tradizione di antiche ed opulenti città quivi situate o la comodità di naturali approdi sembri avrebbe dovuto invitare gli abitanti a ripopolare le deserte spiaggie dell’ isola. Troppo recente memoria serbavan essi delle incursioni di pirati d’ogni genere, perchè potesse più loro arridere l’idea di discendere in riva al mare, a riprendervi quella vita di naviganti e pescatori che essi aveano già affatto dimenticata. Chò anzi le sperimentate vicende dei primi secoli di turbolento dominio veneto nell’ isola ebbero per risultato che i paesi si agglomerarono maggiormente fra le selvagge montagne e fra le gole ed i solitari burroni di cui l’isola tanto abbonda, che non nelle fertili ma indifese. Quel che fossero quei paesi durante il dominio veneto, non è troppo agevole oggi di indovinare : le notizie ci mancano, gli antichi disegni stessi sono assai scarsi ed insufficenti, e le rovine attuali sono ben misera cosa per permetterci di formulare un sicuro giudizio. Un confronto coi paesi moderni, tanto tristi e desolati, luridi e cenciosi, o un riferimento alle infelici condizioni di quei poveri abitanti fin dall’ epoca veneta, e — diciamolo pure — alla tradizionale loro ignavia, ci porterebbero certamente a conclusioni poco confortanti. Onde dovremmo inferirne che sin da allora gran parte dei paeselli presentassero un incomposto aggruppamento di bassi eppur cadenti abituri, addossati lungo il capriccioso cammino di una strada o attorno alla misera chiesuola priva persino del modesto ornamento di un campanile, in una noiosa monotonìa di linee e di colori. (') Vedi tavola 6.