I CASTELLI DELLE CASTELLANÌE 237 Anticamente sorgeva quivi una città, di cui rimane ancor qualche traccia : quanto al nome suo, molto fu disputato, nè intendiamo riferire le controverse opinioni degli archeologi. Rammenteremo tutt’al più, che una iscrizione veneziana del 1602 denomina classicamente il castello “ Heraclium „. Ma recenti scoperte hanno dimostrato, che esso era invece sede di quella città Aartò npò$ Kajtàpa che costituiva il porto della più antica città di situata entro terra, a Ghulàs(1). Sia dalle rovine dell’antica città, come vorrebbe lo Xanthudhidhis <2\ sia dallo sprofondamento del laghetto, come altri sostengono, la località si denominò pure Vulismèni (nome portato anche da un altro paese nella provincia stessa) : e Vii-li svieni fu talvolta dai Greci chiamata anche la rocca <3). Ma gli Italiani la dissero sempre Mirabello, e tal nome fu tramandato pure all’ intera castellanìa, che gli indigeni chiamano ancora Merabelo. Il lindo e fiorente paese risorto sulle rovine del borgo veneziano non ha invece altro nome che quello di S. Nicolò : e l’estremità del promontorio, ove sono i ruderi della rocca, si chiama Kjeraliali oppure Palanga. La fondazione del castello è probabilmente dovuta ai Genovesi. Nel 1212 ricorre già il nome di Mirabello ; e pur ammettendo, che qui non si voglia con esso denotare precisamente la rocca, ma bensì l’intera regione, non va dimenticato però, che fu il castello a dar il nome al territorio, e non questo a quello (4). Per i primi secoli una sola notizia ci resta riguardante la sua fabbrica, ed è quella del terremoto del 1303 tante volte ricordato, il quale distrusse pure “ castrum Mirabelli cimi sua turre „<5): del resto questa frase può far dubbiosi nel decidere se la forma antica della rocca fosse eguale o meno a quella posteriore, con quattro torri agli angoli ed una più grande centrale. Cessata l’epoca turbolenta delle rivolte, nessuno più si curò per allora del castello che andava ogni giorno invecchiando e deperendo. Soltanto in conseguenza delle scorrerìe dei Turchi, che nel luglio del 1537 vi appiccarono il fuoco, e ripetutamente poi lo devastarono, parve necessario provvedere altresì alla tutela di quella parte dell’isola. Per questo il provveditor generale Giovanni Vitturi, verificato l’abbandono in cui giacevano i castelli di Gerapetra e di Mirabello, si- (') L. Mariant: Antichità cit., pag. 274 — A. Taramelo : Ricerche cit., pag. 418. (”) 2. ’A. SavSouîiîou : 'Ex tìt sv Kpr'',TT] ‘EveToxpaTtar, cit. (Néa ’EXsuSspia del 19 ottobre 1903). (3) V. B. M.: Ital., VII, 1683, pag. 39 - e P. Belon: Les observations de plusieurs singularitez et choses mémorables en Grèce. Paris, 1554, pag. 15. (*) Cfr. pure H. Danduli: Chronicon cit., pag. 337 -L. de Monacis: Chronicon cit., pag. 154- e K. Cor-nelius: Creta cit., voi. II, pag. 24t, dove già nella prima rivolta dell’ isola pare si accenni al castello di Mirabello. (5) V. M. C.: Mise. Correr, 2703.