INTRODUZIONE LUI come il cotone, così era coltivato il lino ; come la pianta dello zucchero, così quella della mastica : e dei prodotti coloniali Creta trafficava ampiamente, approfittando delle linee di navigazione dell’Egitto, della Siria e del Bosforo, di cui essa segnava il punto di incrocio. Pur troppo il breve periodo di prosperità ebbe effimera durata. Invecchiata la colonia, per voler tenacemente conservato l’antico sistema feudale anche quando troppo era in contrasto col progresso dei tempi, l’isola fu abbandonata da quanti, riusciti ad arricchire, preferivano ritornarsene al libero e gaio splendore di Venezia. In Creta così restarono soltanto i più miseri discendenti degli antichi coloni, che se pur portavano ancor i nomi più gloriosi delle famiglie del patriziato veneto, erano però costretti ad abitare nella campagna, lavorando colle loro mani la terra, ed implorando l’erezione di monasteri, ove rinchiudere le loro figliuole che più non potevano accasare. Le forti e continue spese per la fortificazione dell’ isola e per la sua difesa gravavano in modo intollerabile sugli abitanti : mentre le ingenti contribuzioni e i dazi imposti dal governo non erano neppur sufficenti ad impedire che il possesso dell’ isola tornasse di grave peso a Venezia. I cespiti di guadagno diminuirono infatti ognor più, non appena la scoperta d’America ebbe a spostare ad altri e lontani mari le vie dei commerci, che fino dai tempi più remoti aveano trovato il loro centro nel Mediterraneo. Assai frequente avviene che gli scrittori moderni addossino a Venezia la colpa delle tristi condizioni e del mal governo di Creta ; troppo spesso si ode far carico alla popolazione latina di crudeltà contro quella greca dell’ isola. I fatti sono fatti e non si cancellano. Che — nei primi tempi specialmente — i nobili veneti trovassero modo di eludere le leggi, vessando e tiranneggiando gli indigeni, è indiscutibile ; come è certo che i magistrati minori sparsi per 1’ i-sola e sopra tutto i castellani, favoreggiavano, quando anche non aiutavano apertamente, tali soprusi. — Con tutto questo però non va dimenticato che troppo spesso era la povertà che costringeva i Veneti a gravare la mano sui dipendenti, onde riuscire a ricavarne maggiori frutti ; non va scordato che la plebe stessa indigena non tralasciava occasione per vendicarsi ferocemente ed anche vilmente dei danni sofferti0*; non va trascurato il fatto che quei nobili feudati e quei magistrati minori tanto crudeli non erano soltanto dei nobili veneti, ma ben anche degli arconti cretesi, discendenti dalle più antiche famiglie dell’ isola. (') Si veda ad esempio la < Canzone Rustica ». pubblicata dal dott. Giovarmi Chiuppani. (V. B. M. : Ital., VII, 918. c), che verrà quanto prima