254 Librò S e d o n d o» quantur. Quest’è il Can. 36 del Conc. Agatense j in cui divinamente si fa precorrer il merito all Ordine : canone osservato da nostri Maggiori , quando facevansi le partizioni p ò ration? meritorum, finché si chiusero i Capitoli * come già per noi spesse fiate fu ripetuto. 15 5 5 ) Quest’ era dunque con proprietà essere ordinato Titulo servitutis. Cioè chi bene e fedelmente aveva amministrato nel grado inferiore, all’ occasione ascendeva al superiore , da cui riceveva maggiori emolumenti * solo perchè meno fosse distratto dal ministero sacro per la necessità di procacciarsi i sostentamenti della vita. Ma niuno veniva incardinato in una Chiesa, Matrice o Titolo , se tosto non aveva offìzio in quella * perchè non altri erano i ministri, se non quelli che necessarj fossero, nè il cantare alle Messe o ai V'esperì faceva moltiplicare i ministri sacri. Supplivano al bisogno i fedeli , o al più più quelli che ricevendo dalle mani del Vescovo la Romana tosatura , venivano appunto con ciò stesso deputati ad canen-dum in choro . Tosto che uno era incardinato , 0 promosso a qualche grado superiore, riceveva senza dilazione la spórtula congruente. 1556) S’introdusse poi l’abuso di ordinare senza titolo , cioè senza essere incorporato in una Chiesa per servirla in qualche offìzio , e averne indi il congruente stipendio. Dalle querele dei Canoni questo male e questo disordine si vede originato dall’incuria e dall’ambizione di alcuni Vescovi , che volevano gratificare alcuni , comandare » molti, e avere chi li servisse . Delle indiscrete con-descendenze d’alcuni Vescovi si querelò al pritici-