C a i ò xì; 2if lo , ed eziandio del Prelato in scriptis > non intera rompono la loro servitù. . Altrettale dee dirsi di quelli, che per onesto sollievo villeggiano, secondo il tempo e il modo dalle Sinodali Costituzioni prescritto, i quali ancora si computano come presenti pei flutti certi e incerti dei loro benefizy t Parimente i Cherici del Seminario , circa i quali così ha stabilito il Priuli nel suoSinodo del 1592* cap. 38 , pag. 67 , benché fossero stati dal Prelato medesimo ad alcuna Chiesa assegnati. 1497) Ma in che cosa poi sarà posto il' Maggior merito per la continuazione del servizio ? Hav-1 vi uno che fedelmente serve alla sua Chiesa tut^ te fiate , che gli viene permesso dalla necessità della sua condizione , o perchè vuole utilmente ap^ plicarsi allo studio Ecclesiastico, o perchè lé domestiche indigenze lo obbligano a sostenere qualche impiego, non per vivere agiato , ma per la sola dura necessità di sostentare il proprio sangue 3 ovvero perchè il Prelato lo giudica necesftrio e utile alla buona direzione de’ suoi Aonasterj , e questo non può conseguentemente intervenire a tutte le funzioni della sua Chiesa canoniche è non car-noniche . Havvi per opposito un altro ozioso e sfaccendato , inutile a tutto tranne 1’ assistenza al Coro , non coltiva le lettere , e non ha molta indigenza , o solamente può lucrare cantando nella sua Chiesa, e però egli è assiduo e indefesso , e questi due o furono nello stesso tempo ascritti , o il primo lo fu per qualche tempo avanti . Quale di questi due debbe preferirsi ? Niun decreto lo dichiara espressamente. S. Paolo dice, che colui il quale non tiene cura de’ suoi fidem negavit, & efl infide-