ij 6 Libro Secondo-. I. Ter eh è la verità è, che li frutti certi ke’ Be* nefiziati defonti mai sono flati divisi dai Capitoli tra li servienti. II. Ter ciocché la vera e ragionevole consuetudine ài quel Clero è, che dei frutti cer.hi, e di dette di-flribuzioni quotidiane inccrte de' defonti benefiziati , se ne tenga dal deputato del Capitolo particolare e diflinto conto: i quali detratta certa parte che si assegna a chi offlzia in luogo di detto defonto in esso Titolo y tutto il refi ante si consegna a quello che no-vamente eletto succede, e così non viene defraudata la Chiesa della necessaria sua officiatura, nè il Successore in esso Titolo. T$è punto si ve ifica la ragione in essa Coflituzio-ne appofìa . Ter ciocché oltre che, come è detto , di consuetudine di quel Clero essi frutti de' defonti Titolati non si dividono tra quelli del Capitolo ; la verità è, che se detti frutti incerti si applicassero ah fabbriche delle Chine, siccome vien ordinato in essa Cofiituzione, quefla sarebbe causa di non venirsi mai ad elezione di nuovi Titolati: perciocché detti frutti si convertirebbero in benefìzio dei Tiovani , i quali per la maggior pa*te non avendo entrata di fabbrica, o pochissima, suppliscono de le lo'o borse ad ogni occorrente spesa e bisogno di esse Chiese , ed ai quali Tiovani per /’ ordinario appartiene dar ordine della nuova elezione. Si supplica dunque la S. V. ad avere considerazione alle cose di sopra realmente narrate, ed a fta-bilire la sopradetta consuetudine di esso Clero conforme alla disposizione comune j cioè , che detratta dai sopradetti frutti certi ed incerti quella porzione > che va data a quello che officia in loco del defonto » il re-