564 ma fa salire alla fronte il rossore della vergogna. A sollievo dell’animo rammenterò almeno la condotta di Angelo Gistinian, Provveditore Generale in Treviso, nel ;5 maggio. Il Buonaparte gli comandò di recarsi a Venezia a chiedere la testa dei dieci inquisitori. Il Giu-stinian rispose che egli non riceveva ordini che dal Senato, depose la spada dichiarandosi prigioniero per la Repubblica : che se il Buonaparte esigeva spargimento di sangue, offriva il suo, fino all’ ultima stilla, purché fosse salva ed incolume 1’ adorata sua patria. Il Buonaparte restò ammirato dalla fortezza del buon cittadino, e disse che gli avrebbe risparmiati i suoi beni. Ma il Giusti-nian rispose che non era si vile a riceverli a prezzo del sacrificio della patria. Fu costretto a partire per Venezia. La paura dei nobili era cagionata non soltanto dal timore dei francesi, ma altresì prodotta e fomentata dagli abili emissarii e dai mestatori, che asserivano esistere una congiura di 15 o IO mila persone, che volevano trucidare essi nobili, ed impadronirsi di Venezia. Questa storiella della congiura fu uno spauracchio abilmente condotto, e