486 lebri, più famosi per molteplicità di fatti, per eroiche abnegazioni, per testimonianze di squisito e purissimo amor patrio ; d’ira e di dispetto per l’ignavia e la viltà di moltissimi, per la bassezza degli inganni, per le macchiavelliche astuzie, per le fallaci promesse, e per le indegne accuse di Buonaparte. Se il genio della vittoria e la tromba della fama, e la fortuna amica, fecero un eroe del fatale Còrso, pure 1’ animo suo fu nella caduta di questa sublime Venezia, tanto abbietto e tanto perfido, che noi veneziani, non ptir dopo un secolo, ma in eterno, non potremo nò perdonargli nè dimenticare la ignominiosa ingiuria. A Buonaparte, giovane e repubblicano, la storia imparziale non avrebbe dovuto imputare il sacrificio di una adorata patria, e di una inuocente Repubblica. Questo vanto avrebbe dovuto spettare invece ad un uomo invecchiato nella turpe politica dell’inganno, ed educato alla iniqua malafede dei despoti. Gli stranieri che parlarono della caduta di Venezia, in generale di molto attenuarono la malvagia opera del Buonaparte, non però mancarono gli scrittori nostri a stigmatizzarlo come si conveniva ; e a non parlare del