438 Io non ti mando che un ultimo pietoso vale pel la ormai morente Zecca. Uso a vederla sin dai miei primi ricordi, con quel suo aspetto severo, con quella sua imponente grandiosità, essa non mi rammenterà più la floridezza, la potenza dei nostri maggiori; non più sentirò quell’ alta venerazione, quel rispetto che si provano per le grandi cose passate.— Lo straniero che avrà inteso parlare di Venezia, qui arrivando, chiederà ove sia la Zeccale la troverà convertita in un palazzo qualunque, con persiane, invetriate e cortinaggi, ad uso e comodo di un ufficio che fra parentesi poteva benissimo stare dove era prima. Ma eppure solivi coloro che invocano il progresso a sostegno della trasformazione di quella disgraziata fabbrica. Non ho mai pensato che uno dei portati del progresso, fosse quello di prendersela cogli edifizii ideati da quei giganti della sesta, che vissero nel cinquecento. Avevo bensì sentito ripetere, in altro consistere il progresso; nella cessazione degli arbitrii, per esempio, dei privilegi, dei -favoritismi; nel perfezionamento dei politici ordinamenti, nelle sviluppo