258 sto sempre soccorsi ; ma non potè essere efficacemente esaudito. Dodicimila erano gli assedianti. Finalmente adì 8 dicembre si presentò al campo contro il castello lo stesso Imperatore Massimiliano in persona. Chiestane la resa e avutone rifiuto, ne imprese il bombardamento e tale, a detta del Salomon, che pareva piovesse. Dopo due giorni di forte resistenza, il capitano veneto domandati patti, che non furono mantenuti, cedette alle forze preponderanti dei nemici. Il tedesco saccheggiò il castello, ne impiccò i difensori, tuttociò che vi si conteneva distrusse e convertì in un mucchio di rovine; compiuta questa impresa si volse verso Belluno. Il consiglio della comunità cadorina che in questi tempi calamitosi non si era mai ragunato, convocato pel 31 dicembre di questo stesso anno, tenne la sua assemblea sulle rovine dell’abbattuto castello, deliberò che si eleggessero messi da spedirsi a Venezia, affinchè dichiarassero la inalterata e ferma fedeltà alla Repubblica, e in pari tempo facessero presente lo stato miserando del paese per le avvenute invasioni a saccheggi, libero però di nemici, eccetto Ampezzo e Bote-