537 stirpi, e di chiari e illustri antenati, ma rimasero soccombenti. Fino da allora, il Gra-denigo presagi la iine della Repubblica, con un celebre motto. Colpita la società e scosse le antiche istituzioni, dalle massime e dalle idee propugnate e divulgate dai filosofi francesi e dalle società segrete, e scoppiati gli sconvolgimenti parigini, la Repubblica di Venezia, trovava in sé, per le avveuute passate discussioni e per la propaganda e gli incoraggiamenti che venivano dal di fuori, uomini non pochi e parecchi fra i patrizii, che abbracciarono questo indefinito desiderio di cose nuove. Gli ambasciatori di Venezia alle corti, e gli altri suoi inviati, costantemente e con zelo avvertivano il governo della Repubblica di quanto accadeva in Europa. Ma il Senato che era padrone della politica, partendo da esso le risoluzioni più gravi, veniva sempre tenuto all’oscuro di quanto più importava conoscere, e ciò mercè la malvagità dai Savii grandi, che nella carica corrispondevano presso a poco agli attuali ministri. Essi coll’ occultare al Senato il dispaccio da Parigi di Antonio Cappello, che rendeva conto di quei moti rivoluzionari, aprirono quella lunga serie di