Tutti voi, onorandi colleghi, avreste potuto con maggiore dottrina, e più degnamente di me svolgere, e commentare il tema doloroso ; a me non resta, che chiedere venia del mio peccato, ed affidarmi alla vostra benevolenza. Prima di entrare nell’ ingrato argomento, mi piace richiamare alla vostra mente quel lungo snccedersi di secoli, che testimoni furono della grandezza di Venezia, ed evocare le lontane visióni di battaglie e di vittorie e ricordare i rigogliosi commerci, le smaglianti creazioni dell’ arte, i costumi, le fog-gie, varie e pittoresche, le feste solenni, regali che ebbero per teatro queste nostre lagune. — Mi piace prima rammemorare Venezia nascente, in queste isole, raccolta, ardita operosa, vivere al riparo delle invasioni dei barbari, poi accresciuta in possanza, affrontare i saraceni, conquistare l’Istria la Dalmazia, pugnare in Terrasanta, occupare Costantinopoli e il Levante, umiliare per sempre Genova, ed estendere il suo vasto dominio sulla terraferma italica. Intraprende poi Venezia quella lunga serie di lotte aspre, e per sè non fruttanti che gloria, e l’ingratitudine dell’ Europa,