Fino dall’ ottobre adunque dello scorso anno 1884 mi indussi a raccogliere alcune note su questo argomento, note che vennero gentilmente pubblicate dal giornale il Tempo, nella prima metà dello scorso novembre 1884. Il ì-ipetersi che si faceva fin d’ allora, e dell’ Egitto divenuto mancipio della potenza inglese, e di Tunisi caduto in braccio alla Francia, mi avea fatto pensare, se questa grande Italia, erede di tutto il tesoro inestimabile delle glorie passate, avesse anco per avventura mantenuto, o almeno tentato di mantenere quella influenza, e quella forza, che l’Italia antica ebbe sui mari, e in ispecie sul Mediterraneo, che per la postura e per gli interessi della nostra penisola, dovrebbe essere lago italiano. Era naturale che corressi coll’ immaginazione a Tripoli che molti additavano quale compenso all’ Italia, e perciò argomentando che il parlare di Tripoli avrebbe vestito un tal quale carattere di attualità, sebbene si dovessero ricordare fatti avvenuti già da oltre un secolo, mi risolsi rivolgermi alla ricca storia della vecchia Venezia, che si volle far passare nei suoi ultimi anni, per più decrepita e rimbambita di quello che fosse veramente.