666 sloggiare una buona volta e per sempre dal palazzo ducale, minacciando che se veramente presto non si dimetteva il governo, si' sarebbe dato fuoco alla città e sarebbero corsi rivi di sangue, segnatamente patrizio. Apparecchiato in questo modo 1’ animo del doge, il giorno appresso che fu il 9 maggio, lo stesso Zorzi, assieme a Giannandrea Spada d’ accordo coi patrizii Francesco Battaggia e Pietro Donà consegnarono allo stesso Doge alcuni articoli da presentarsi al piccolo consiglio o Signoria, nei quali era organizzato il piano di governo reso necessario, dicevasi, nelle attuali circostanze. I complici Battaggia e Donà, fecero accettare dalla signoria tutte le condizioni che erano già state concertate col Segretario Villetard dalla legazione di Francia. Ma vollero di più una commissione firmata dallo stesso piccolo consiglio, per trattare col Villetard. Uno solo protestò e fu questi Nicolò E-rizzo, che dimostrava illegale la presentazione di quel documento e prematura anche la sua accettazione, mentre a Milano i rappresentanti veneti, Mocemgo, Donà e Giusti-nian stavano trattando la pa«-,e. Le parole dell’ Erizzo a nulla valsero. Dieci del Con-