431 cercherò di dimostrarlo per quanto mi consentono i stretti limiti d’ una lettera. Abborro dalle citazioni, perchè chi le fa, assume 1’ aria d’ un pedante, ma in tal caso è impossibile farne senza. Trovo adunque a pagina 283 del libro snlla Architettura e sulla Scultura in Venezia di Pietro Selvatico, che il Selva dice « che » Sansovino si prefisse di imprimere nella » decorazione di questa fabbrica (la Zecca) la » magnificenza di chi l’avea comandata, » 1’ oggetto a cui si destinava, e la solidità » voluta dall’ oggetto stesso, » su di che contiuua il Selvatico asserendo « che il San-» sovino raggiunse questo triplice scopo, » perchè non vi è nessuno che guardi la » severa facciata sul maggior canale, che » non debba dire essere quello un edificio » pubblico consecrato a custodire quanto ha » di più geloso lo Stato. » Secondo la mia debole opinione adunque io credo, che con le finestre aperte, qualora fossero state cosi da principio come si vorrebbe, non s’avrebbero potuto custodire i tesori dello Stato. Un altro brano. Nelle opere di Giorgio Vasari pittore e architetto Aretino (Firenze, Passigli 1832, 1838) nella vita di messer