25 ciancio dalla venuta di Carlo Vili in Italia, ma mentre si trovava ambasciatore in Francia fu colto da malattia, e nel 1529 prima di morire abbruciava i suoi scritti. Per la qual cosa il Senato nel 1530 commetteva la continuazione della storia del Sa-bellico, a Pietro Bembo, che fu poi Cardinale, e che in se compendiava tutto il buon gusto del 500. Il Bembo, letterato e poeta, amico dei celebri italiani del suo tempo, era una gloria vivente di Venezia. Dettava egli la sua storia iu latino, che tradusse poi in Italiano, divisa in 12 libri e conteneva gli avvenimenti che corsero dal 1487 al 1513. Appuntò il Foscarini, la storia del Bembo come troppo asciutta, perché chi la dettava essendo uomo di chiesa, non poteva aver accesso ai pubblici archivi, e doveva accontentarsi dei documenti che gli somministravano le private raccolte. È bene però qui affermare, come è stato riferito più sopra, che il Bembo aveva potuto vedere per ordine del Consiglio di X i diarii di M. Sanudo, che erano composti e tratti da carte pubbliche, e dei quali si valse moltissimo. Morto il Bembo, secondo quanto asserisce il Cardinale Valier, gli sarebbe stato