pezzi dai ribelli comandati da Costantino Sebaste, e Teodoro Melissinò. Fra i periti veneti, si annoverarono Giovanni Gritti, Nicolò Balastro, Marco Bono, Andrea Tealdo, Ven-dramino Aquilejese ed altri. Il duca Paolo Querini venne richiamato a Venezia, e sostituito da Domenico Dollìn (1219) che portatosi all’ isola con rinforzi, mediante una condotta savia e prudente ristabilì nel 1220 la quiete, distribuendo terre, al Sebasto Scordili, a Teodoro e Michele Melissinò, per pacificarli. Concesse loro il perdono con l’obbligo di pagar cinquanta libbre di cera a S. Marco in Candia, e di far cantar le laudi del doge, di Venezia. Ma neanche queste indulgenti disposizioni valsero a quetare i cretesi, che guidati ancora dai Scordilli e dai Melissinò, infestando il paese, ricorsero ad un potente aiuto, che ai veneti poteva riuscire fatale. Difatti nel 1228 offersero il dominio di Creta, a Giovanni Vatacio, che possedeva l’isola di Lesbo ed altri luoghi nel mare Egeo, Imperatore di Nicea, nemico ai latini e bramoso, di riporre l’impero Greco a Costantinopoli. Duca dell’ Isola di Candia era Giovanni Storiato, il quale chiamò in soccorso