106 leva ; soggiungendo che la prima iscrizione in fin dei conti era anche pregiudizievole a 8. M. Cesarea ; al che il Bozzolo non diede alcuna importanza riferendo il tutto al Nani il quale esclamava: Guardasse Iddio che fosse lecito fare anche nella propria casa tutto ciò che cadesse in pensiero, e che questo preteso arbitrio assoluto era una massima che pativa molte eccezioni, principalmente dove si trattava dell’interesse e delle ragioni d’altri. Lungo colloquio ebbe pure il Nani con Monsignor Bichi nel 31 dicembre 1639, sempre sul negozio dell’ Iscrizione e il Bichi disse, che non si doveva per una bagattella tralasciarsi un bene si grande quale era la sincera corrispondenza ed espressa unione della Repubblica colla Sede Apostolica. L’ ambasciatore rispose meravigliarsi, che l’interesse della iscrizione lo si ritenesse cosa minima, ma che invece era un interesse gravissimo della Repubblica. Se per chi lo considerava da questa parte era poca cosa, dovea il papa rimettere l’iscrizione perchè nelle azioni dei principi, non v’ è mai alcuna condizione, che le renda immutabili, poiché troppo difficile sarebbe il governo degli Stati, quando le risoluzioni non si potessero alterare