L'opera militare e scientifica di Luigi Ferdinando Marsili nella difesa della costa pontificia dell’Adriatico L'Adriatico era aperto, nei primi anni del secolo decimo ottavo, pili che ogni altro mare, alle scorrerie dei pirati, sia perchè la sua configurazione a bacino lungo e ristretto, a levante ricco d’isole e di anfratti, poteva offrire facili e comodi rifugi ai velieri, sia perchè agli Stati costieri, o appena usciti da guerre estenuanti — Venezia stessa era un corpo rifinito dalle lotte coi musulmani — o ancora impegnati in conflitti d’ordine politico ed economico, mancava la possibilità d’inseguire e di combattere sempre con successo i predoni del mare. Ond’è che turchi e barbareschi pirateggiavano con baldanza inaudita e spesso assalivano, oltre i luoghi littoranei, anche contrade e villaggi interni, particolarmente del dominio pontificio. Da tutte le relazioni del tempo riguardanti comunque gli affari della Chiesa è messa in rilievo la grande preoccupazione, che per ciò affliggeva il Papa, le cui ricerche di aiuto presso altri principi non erano sempre esaudite, mentre le disponibilità finanziarie della Santa Sede tendevano a scarseggiare. Le frequenti, pur necessarie compartecipazioni delle forze pontificie in tante campagne e la stessa ultima infelice guerra del Papa contro gli austriaci (1708-1709) — un simulacro, sia pure, di guerra, come fu detto, ma che tuttavia pesò in misura rovinosa sul bilancio — aggravarono notevolmente le condizioni economiche dello Stato, tanto più che, come molti altri paesi d’Italia, anche quelli del papa soffrivano per le raccolte agrarie ripetutamente cattive o del tutto insufficienti. Nè valevano 11