E. BORTOLOTTI - LA FONDAZIONE DELL1 ISTITUTO ECC. 421 di serie per tutte le facoltà che in esso Instituto si dovevano trattare. Questa raccolta si cominciò a mettere dentro della mia casa paterna, anche con dare comodo alla gioventù, di quei tempi più studiosa che la moderna ; e fra questi comodi ebbe principio YAccademia fisica e sperimentale e presi in mia casa alla custodia di quei capitali, e per le tante raccomandazioni, EustaccMo Manfredi. Le mie sventure, note a tutto il mondo, privandomi dei mezzi per poter continuare in quelle gran spese precedenti, mi obbligarono ad una specie di pausa; ma non già mi spaventarono l’animo, perchè ritiratomi in Provenza fra l’applicazione e commercio di uomini grandi, e somma mia angustia di vivere, per risparmiare a benefìcio di quella raccolta, che ivi feci, con intenzione di unirla alla numerosa che era in Bologna, spedita dalle più remote parti oltramontane e sino dall’Asia, paesi che peregrinai nei tempi felici o con autorità di comandi militari, o rispetto di ministerio politico. Le congiunture strane che accadettero alla Santa Sede per causa della sorpresa di Comacchio, inspirarono a la Santa Memoria di Clemente XI0 a chiamarmi per prendere il comando delle Armi Ecclesiastiche. Questa congiuntura, da me inaspettata, mi diede comodo di rivedere la mia prima raccolta, spedita in Patria, che trovai confusa, lacera, diminuita, che è quello che appunto suole accadere al Capitale degli sfortunati. Il mio soggiorno in Roma mi diede motivo di raccolte spettanti all’erudizione antica, che pure è una parte che mi ero ideato nell’ Instituto. Tale impiego mi dava qualche comodo di denaro, e il soverchio, per il mio decoroso mantenimento, l’impiegai per l’augmento de’ Capitali per il mentovato Instituto. Terminato il bisogno militare, per la pace seguita fra nostro Signore e l’imperatore, riflettendo a più savie considerazioni sopra il mio sfortunato Stato, rispettivamente alla Maestà dell’imperatore, pensai al mio primario ritiro in Provenza, e, dopo aver terminato moltissime spese, e massime della Specola, nella mia istessa casa paterna, e per l’opera dell’istesso mio fratello conte Filippo, che sino a quel punto mostrò di accudire alla mia