L. SIMEONI - LA DIFESA DELLO STATO PONTIFICIO 1708-9 139 voleva, lo sgombro del territorio, la restituzione di Comaccbio, e la rinuncia alle nuove pretese imperiali. * * * Avvenuta la pace il Marsili rimase fino a tutto il Marzo ad Ancona provvedendo alla riduzione dell'esercito e anche a frenare le prepotenze delle truppe austriache, che col licenziamento dei soldati papali, aumentavano le loro incursioni. Egli non fu affatto licenziato dal papa, come vuole il Fantuzzi per le pressioni austriache, ma chiese il congedo, per cattive condizioni di salute, rifiutando il Governo delle truppe delle Marche e di Ancona che gli era stato offerto dal Paolucci. Anzi tornato a Bologna fu incaricato di sorvegliare i lavori che si facevano a Forte Urbano per riparare i bastioni cadenti. E nel giugno accompagnava a Venezia i nipoti del Papa, ed ebbe in quell’occasione un segreto abboccamento col Savio grande il Morosini che sollecitava il Papa ad armarsi dati i pericoli, che la pace, che si credeva prossima, riservava agli Stati italiani abbandonati alla prepotenza dell’imperatore che si proponeva di venire in Italia col pretesto dell’incoronazione, per rinfrescare i vecchi diritti e sopratutto esigere le tasse di investitura che avrebbero fornito una grande somma.1 Nel settembre il Marsili era ricevuto dal Papa che gli dimostrava il suo gradimento per l’opera prestata e l'incaricava di redigere uno Statuto per la sua guardia personale: e quanta fiducia avesse nella sua capacità e fedeltà gli mostrò nel 1715, affidandogli la difesa delle coste adriatiche. 1 Mss. Marsili, LXXIII. Lett. al Paolucci del 9 giugno 1709 da Venezia. E’ importante per le notizie dei sentimenti di angustia che vi erano a Venezia : si temeva persino che i nobili di Terraferma sperassero dal ritorno dell’imperatore la restaurazione dei loro diritti feudali perduti. Il Marsili poi aggiunge che Venezia sperava di poter corrompere i ministri imperiali, poiché questo era il segreto con cui si era Ano allora salvata dalle pii» gravi vessazioni.