M. CORTA.NT - LA STRUTTURA DEI MONTI 265 Sono schizzi che anteeipano di oltre mezzo secolo quelli di Giovanni Arduino, opportunamente messi in degna luce or non è molto da Giuseppe Stegagno 1 rivendicando un nuovo primato italiano anche in questo ramo delle discipline geologiche. Freddo. Nel freddo le nevi penetrano nei ladini, dentro dell! quali l’aqua della neve s’agiacia, e poi venendo sole, che tramanda caldo, comincia a causare una rarefazione nel ghiacio, che nelli pezzi rotti dì pietra chiamata marza causa pronte, e visibili rotture anche con schiopi. Venti. La Tramontana distrugge la pietra. L’aqua per il contrarlo l’aumenta, perchè lega col sole, e di lei umido, tutte le parti pulverine, sopra possibile indurendole. Piogia. Questa nell’inverno massime s’insinua frà li Laidini, e per molti giorni benché non piova. Esce per li ladini che tagliano nel cavare il Marmo. Botami. Li rotami, che cadono dalla somità del Monte per le sopra descritte cause si vanno unendo in certe concavità de’ Monti, come è nella Camilla, dove stanno sopra la creta, e doppo della creta cominciano li marmi, e fra essi piantano Viti, e Mori, chè fanno benissimo. Terra. Questa sopra li Monti si precipita per le piogie ed in maggior copia quando la liquefatione de’ giaci l’ha discompaginata. Tutti asseriscono, che la terra cala a vista dai Monti ». Queste brevi note (e si tenga presente che trattasi di un semplice appunto, scritto sopra un foglio volante al solo scopo di fissare le idee) mostrano come il Marsili fosse riuscito a formarsi un concetto abbastanza esatto della degradazione e dei fattori di essa, tenuto conto delle imperfette cognizioni fisiche del suo tempo. Troviamo indicati e raccolti, sia pure con inesattezze ed errori, l’azione e gli effetti dell’alternanza di temperatura, dell’impregnazione acquea (facilitata dai giunti di stratificazione), dell’insolazione e del gelo (con osservazioni circa la profondità a cui arrivano), del vento e della gravità. Si noti anche l’osservazione relativa al modo in cui si formano i crostoni di materiali detritici, legati dall’acqua e dal sole. 1 Stegagno 6., Il veronese Giovanni Arduino e il suo contributo al progresso della scienza geologica, Verona, 1929.