Capo VI. 167 te eziandio i Zagbi . Sono forse questi i Tutti » che non portavano rispetto al Piovano . Ma con-vien dire, o che non fossero nemmeno promossi ad alcun ordine minore , o che dell’ Ostiario, Lettor , Esorcista poca ragione si avesse in Venezia, come altrove abbiamo osservato . In fatti qui co-testi sette zaghi si distinguono dal Chirinelli e Pet-tener, che s’ appellano Minoristi , sebbene poi ii termine di Giovani diasi generalmente a tutti, quantunque oggidì resti ristretto a’ Sacerdoti , e Che-rici Sdcri non Titolati nelle Chiese. P. Giulio Pellini , che 4veva in nostra Chiesa Benefizio , doveva certamente avere qualche Sacerdozio quotidiano: se si dovesse intender 1’Acolitato Titolare, sì sarebbe nominato ancora 1’ altro . yoz) Spesso abbiamo veduto eziandio altrove , che certi non avevano licenza di amministrar Sacramenti. Era diversa la disciplina d’ allora, forse tale introdotta dalla caligine della molta ignoranza de’secoli trasandati. Per battezzare, dar 1’Eucaristia , e l’estrema unzione, richiedevasi licenza del Prelato. Quindi nel 1630 , 17 Ottobre, all’Occa-sion della peste, II T atri arca Tiepolo fece venire a. se tutti i T iovani , Titolati e non Titolati , e ordinò a Capitoli , che essendo chiamati , debbano àm-minifìrar i sacramenti : ai Diaconi e Suddiaconi : Titolati per tre mesi diede facoltà di amminiftnr nella parrocchia il battesimo, /’ Eucarifiia , e l’ eflre-ma unzione. Scomparin. In caso di peste dunque , prima debbono amministrar i Sacramenti i Titolati. Dio liberi da simil flagello la nostra città fino al giorno estremo del Mondo. Ma considerino gli uomini probi qual utilità abbia portato alla Vene- li z ta