Capo VI. 207 no lasciato ad essi tutta la sollecitudine dell’ anime. Ma intesero di lasciarvi ancora l’obbligo della limosina, e in tal guisa trasformarono in essi la natura dei frutti benefiziali, a’quali per gius divino e umano infallibilmente resta annessa la necessità di dare limosina. 777) Io non pretendo, sebben sarebbe giustissimo , che generalmente debbano i Benefiziati nostri dispensar ai poveri la quarta delle loro rendite . So che in molti sono assai tenui i benefizj, e che molti hanno necessità di far limosina in casa loro; quantunque ancora cotali, se i loro Titoli rendessero un quarto di manco, dovrebbero accomodarvisi e contentarsi. Ma io riputare! cosa assai giusta e commendevole, che almeno i meglio proveduti Titolati delle nostre Chiese convenissero caritatevolmente coi proprj Piovani, e ad essi pure contribuissero a guisa dei Leviti antichi , la decima della loro decima in suffragio de’ poveri : e si tenesse relli Capitoli la Cassa poveri , per farne poi quelle limosine, od anche ser-vizj della Fabbrica, che dalla rappresentanza dei Parrochi fossero notificate ai Capitoli o loro Procuratori , sovvenendo quelli, che fossero veramente riputati degni di sussidio, memori, che poi finalmente anche dopo passata la Cura nei soli Piovani, ciò che essi godono è altresì eleemosyna pauperum & pretia peccatorum. Ma i nostri pingui Titolati si vedono al caso di vestir nobilmente , ammobiglia r con decoro le loro stanze, im-bandir una mensa che dicono da galantuomini, e godere i necessarj ricreamenti o nelle conversazioni o in campagna. In tanto il povero non ha.-