Cap o IX. 157 car cbelor prete, digando molte altre parole per mio bonore, perche no volea, che le persone crcdese chel me fose tolta la Cominione per qualche mia ribalderia, publicando al popolo che giera in gitsia , chel me era fta negato la Cominione per la. decima, la qual dovea pagar a mio bon piaser ; in fatti nel Testamento dicevasi, dandos ut videbitur matri men» de comissaria ; e- li di prete, ne M? lo piovan mai non me a fato notitia alchun, che no deve se _ venir a co-mini ar : e se li dite me avese dato notitia, corno loro anno fato li ami passati , non sonte fora del mio inteleto , che fosse fiata tanta paza , che fose andata in giesia a svergognazarme, come loro mea-no vergognata cor am populo. Pregando V. R. V. li volia darli tal ponitione, che quela sia exempio a-daltro, e che non cor a in tal erore. Il Prelato negli esami rilevò, che il Prete finse di non vedere detta Marina che chiedeva l’Eucaristia. : che ella lo tirò pel Camiso , ed egli a bassa voce gli disse all’ orecchio : Madona, no ve posso comune^ar , perchè el ghe xe comandamento de M-r "Patriarca, che tutte quelle persone, che fosse debitor delle decime non lì dobiamo dare li Sacramenti . E che ella ad alta voce soggiunse : Terchè no me vdeu dare i Sacramenti ? che songio exeommunicada ? ^inderò a com-municarme a Caflella . Rilevò ancora per deposizione d’una donna che testificò , che Vidit ipsum D. Tlebanum apponentem manum super caput illius D. Marina, & ipsam absolventem , seu facìentem signum absolutionis cura manu in capite & moven-tem os : & poflea vidit ipsam D. Marinam extra-hentem unum nasitergium , & solventem nexum quem-dara, & dantem certum quid in mauibus ipsrus D. Tom. III. R Vie-