Capo VI. 167 1 to di S. Moisè datato 1038, in cui il Rettore di ;[ quella Chiesa appellasi Vicario, che nei quattro A primi secoli della nosti* Città i Piovani così ve^ ■ nivano appellati, ed osserva primo > Che nella lo- ■ ro Origine i nostri Maggiori erano soggetti ìm- I mediatamente al Patriarca di Grado. Se parla egli I dei rifuggiti , come certamente dee parlare, do-■veva avvertire , che Marcelluno d’Aquileja non ti salvò in Grado se non circa il 490, e che Patriarcato propriamente Gradense non fuvvi se non dal 607, quando ivi fu eletto Candidiano (II, ■ 12.). I nostri Maggiori poi cominciarono a saltarsi in queste Isolette al principio del Sec. V. Ma forse avrà egli inteso di dire il Patriarca Aquile-lense , nè disse Gradense se non perchè seguì 1* espressioni del Corner XIII, 5. Ma era forse alinola Vescovo a cui immediatamente soggiacevano questi dorsi o l’Altinate o il Matemaucense . Co- ■ munque sia non possiamo far conto delle nostre Parrocchie se non da quando ì Veneti nel 774 distaccati per pontificia autorità d’Adriano dal Vescovado di Matematico ebbero proprio Vescovo ira Olivolo . Per lo innanzi questi dorsi erano con proprietà della Diocesi Patavina, come insegna il Dandolo, le di cui parole cita il Coletti medesimo ; il perche nemmeno così avevano immediata sudditanza al Patriarca. 358) Osserva in oltre, che anticamente in ogni Citta non eravi , che un solo fonte battesimale , e che così fu ancora in Venezia . In questo tutti s’ accordano , e possono vedersi l’erudite dissertazioni del Lupi. Ma bisogna però riflettere , che se eravi una fonte solamente pel Battesimo solen- L 4 ne,