Libro Secondo. L’anno iooo circa, essendo venuto secretamente a Venezia l’Imp. Ottone III, Hecilinus cum acteris ducerti de matutinali Officio venientem ante S. Marci limino, exceperunt, scrive il Sagomino pag. io6. Che poi fosse ciò di notte, oltre 1’ uso comune di recitare cotali Offizj di notte, rilevasi ancora perchè poco sopra, pag. io5 , il Doge avea detto all’ Imp. quo lucis ante érepusculum in palatii mei maniis queas dignissime bospitari. 187) Nel 1493 j Maggio, Tomaso Donato Patriarca nella Visita di S.Geremia, perchè in quella Chiesa eranvi molti preti, decreta così : Volu-mus, ut singulis noBibus pulsentur Matutina, cr intersint omnes qui tenentur facere residentiam, ut alias solitum erat. AZftate alternatim Chori consur-gant } in fcftis solemnibus vero , omnes. B.eliqucc bora, Missa major , Fé spera devote dicantur . S. Toma III, 199. Quelle parole, qui tenentur face-re residentiam, ci mostrano i Titolati, a’ quali furono concesse case appuntq perchè potessero di notte comodamente assistere ai divini Offizj ; del che diremo a suo luogo. 188) Questa pratica non fu particolare di Venezia , ma quasi universale nel Cristianesimo. La pietà dei laici che si tenevano obbligati a recitar l’ore canoniche è abbastanza dimostrata dal To-massino, Tart. I, lib. II, c. 71, seqq. Possiamo anzi francamente dire, che gli antichi Collegj e Scuole de’ Cantori siano state i primi rudimenti dei Capitoli, che oggidì sussistono. Sappiamo, che 1 nostri Dogi medesimi si portavano la notte nella Chiesa per intervenire agli Offizj Divini, come erano altresì usati Carlo Magno, Lodovico Pio e altri