Cato V. 115 §. II. Delle nostre Parrocchie. a88) Cresciute le Convlclnanze divennero Parròcchie , non però ancora di giusta ragione, Oggidì secondo il Gerson appresso Van Espen t. 1, p. 14, ». y, compete ai Parrochi Ex stata, ;«r pi xdicandi, confesiones audiendi, sacramenta mini-strandi , sepeliendi , decimas & jura paróchialia fàcipiendi. Ma tali non furono per molti secoli le nostre Parrocchie . Altre volte appresso noi non davano il battesimo se non ai succurrenàum, cioè quando eravi timor della vita. I Matrimoni fa-cevansi altresì nella Matrice, che eri la sola Cattedrale , come eziandio appar delle donzelle rapite iai Triestini. Non riscuotevano essi in proprietà le decime , ma le ricevevano dalla mano del Vescovo: eppure come osserva Mario Lupi nella sua Diss. sulle Parrocchie CharaBer vera parochie sunt decime . Ma tutte queste cose- esigono prova e non semplice asserzione , e la prova da noi sarà recata quando a suoi luoghi tratteremo del Battesimo , Matrimonj, Decime , Piovani &c. 289) Nei primi secoli della Chiesa eranvi Parrochi , e non in così ristretto numero come insegna il Tomasini. Benché quelli che le reggevano s avessero cura dell’anime, tuttavia però le decime I e ritratti dell’ obblazioni passavano in mano del Vescovo, il quale a tenor del bisogno le applicava. Perseverò quest’ uso fino all’anno 463 circa nella Chiesa Greca , quando fu eletto Gennadio H 2 Pa-