Libro Secondo. 6. Dell’ Investiture dei Vescovi . 813) Alcuni Cronisti, i quali raccontano il fatto dell’istituzione del nostro Vescovo, notano altresì , che il Pontefice riservò a se stesso la creazione di quel Prelato . Ma questi parlano sull’ idee; dei loro tempi, e conghietturando, che le cose allora si facessero allo stesso modo come in più bassi secoli, e tanto furono rapiti da quella fantasia, che non iscoprirono le loro stesse contradizioni , mentre e del primo, e dei seguenti essi medesimi scrivono, che furon eletti dal Clero e dal Popo- lo , consacrati dal Patriarca di Grado, ed ebbero dal Doge la loro investitura e possesso. 814) Lasciate adunque queste false idee, noi già abbiamo veduto quanto appartiene all’ investiture dei Vescovi fatte dal Doge, trattando di quelle dei Patriarchi ( n. 772. ), al qual luogo si può ricorrere. Come dassero il giuramento di fedeltà ai Patriarchi Gradensi i Vescovi a lui soggetti come a Metropolita, può vedersi dalle formule varie, le quali s’incontrano nel Corner III, 63, scqq. e che ci mostrano certe condizioni e costumi de’ tempi degnissime di osservazione. Sij) Ma qui cade in acconcio osservare, che talvolta ancora soltanto eletti i nostri Vescovi , prima dell’investitura o possesso agivano alcune cose alla loro giurisdizione spettanti. Scorgiamo ciò da una Carta del u§i , nel Cod. del Piover g°, in cui si legge : Tromitto vobis Dn° Marco 'Nicola Castellano elenio &c. o come legge il Cor" nev, IV, 3, alleUo. Se egli fosse stato indotto in -