i(5 Libro Secondo; 712) Soggiugnesi il fatto dei Vescovi Istriani, quando quelli di Fola non vollero soggiacere più al Patriarca Gradense nemmeno comandandolo il Pontefice Romano . Avvenne ciò a’ tempi di Si-gualdo o Sìgnoaldo verso il 770, e a questa relazione i Padri concordemente dissero : jufta efì Istrianorum petitio, & quia, Aquileja semper Me* tropolis exflitit. Laonde decretarono, che la divi-, sione come fatta contro i Canoni, fosse nulla , e le cose riformarsi dovessero ad priorem statuirti 713) Venerio Vescovo di Grado aveva avuto ordine dal Messi Imperiali di presentarsi al Sinodo Mantoano. Fu aspettato cinque giorni, ma dovendo partire alcuni Vescovi , non potevasi più attendere ; quand’ ecco nel procinto venne Tiberio Diacono ed Economo della Chiesa Gradense spedito da Vènerio. Fu interrogato se degli esemplari che produceva vi fossero gli autentici nell’ 1 Archivio della sua Chiesa. Rispose di non saper altro, se non che un Sinodo erasi tenuto in Grado da Elia, al quale ivi i Vescovi avevano sottoscritto . Esibì egli pure la Suggestisne degli I-striani e Venetici fatta a Papa Gregorio. Interrogato lo stesso Tiberio della sua opinione , rispose i Che Aquileja era la Metropoli, Che Elia abitò in Grado per timore dei Barbari, ove tenne il suo Sinodo, e appella Candidiano eretico . Ma bisogna dire, o che quegli Atti sono adulterini , o che erano Scismatici marcj Tiberio , e quanti che appellarono Eretico Candidiano, In tanto può osservarsi , che il Sinodo, il quale Elia dicesi avere tenuto in Grado > debb’ essere quello , che i nostri Cronisti e l’Ughelli dicono da lui ivi radu-