28 FRANCESCO PALI, 162 eventi troppo rimarchevoli, ma servono piuttosto a uno scopo ’ pratico, quale semplici partizioni d’una esposizione lunga, senza neppure tener conto della proporzione tra le varie parti. Così nell’Assedio, che comprende 3 libri, la prima e l’ultima sono quasi della stessa grandezza, mentre la mediana è stesa il doppio delle altre due. Anche nella Storia si osserva la medesima sproporzione. Dei 13 libri, che conta quest’opera, il VI e l’XI, in confronto agli altri, sono press’a poco due volte più grandi, mentre i due ultimi non sono lunghi nemmeno la quarta parte, sebbene qui trattandosi delle spedizioni personali del sultano Mohamed II, ci saremmo aspettati una narrazione più ampia. Il Fallmerayer crede che ciò si spieghi con la scarsezza delle fonti possedute dal Barlezio intorno a questo periodo della vita di Scanderbeg *. Nella Storia vi sono due parti ben distinte, separate da una Il-a prefazione (dinanzi al libro VII), dove l’autore accenna al sorgere di un nuovo periodo nelle guerre dell’Eroe, per la morte di Murad e l’avvento al trono di Mohamed II. Ora abbozziamo in pochi tratti un riassunto degli scritti del Barlezio. a) L'assedio di Scutari. Prefazione 2. Libro I (ed. del 1578, f. 231—236 v.). Si parla delle varie opinioni intorno all’origine dei Turchi (con i quali si inizia anche la Storia). Segue poi la serie dei sultani fino alla presa di Costantinopoli. Indi l’autore ci dà un cenno storico e una descrizione di Scutari e dintorni. II (237—264). Comprendendo l’importanza di questa città, Mohamed II decide di conquistarla. Nel maggio [1474] invia contro di essa Soliman, beglerbeg di Rumelia (Novae Romae praefectus), che vi pone l’assedio. Scutari però è difesa eroicamente da Antonio Loredano, così che dopo tre mesi i Turchi si vedono costretti a ritirarsi. Quattro anni dopo, il Sultano fa una nuova spedizione, impegnandovi forze numerosissime. L’assedio ha inizio al principio di maggio. Però soltanto il 1 luglio arriva Mohamed in persona sotto le mura. La città si difende 1 Fallmerayer, IX, 91. a V. sopra, pp. 141—142.