32 FRANCESCO PAU. 166 X (122—132 v.). Nell’autunno (1458), Scanderbeg, dopo aver concluso una tregua annuale con Mohamed, passa con un esercito, per Ragusa, in Puglia in aiuto del re Ferrante, attaccato da Giovanni duca d’Angiò. Salva la situazione disperata dell’erede di Alfonso, il quale lo ricompensa concedendogli parecchi possedimenti. Un anno dopo, finita la guerra, Giorgio torna in Albania. XI (132 v. —151). Ricomincia la lotta con i Turchi. Il Ca-striota vince successivamente le truppe di Sinan, Hassan e Jus-sum. Non ha fortuna neppure il vechio Caradgeà beg. Perciò il Sultano conclude la pace con l’Eroe (estate del 1461). Stimolato da Venezia, l’Albanese riapre le ostilità nel 1463. Pio II progetta una crociata, a capo della quale pensava di porre il Ca-striota. Anzi, ha l’intento di proclamarlo re. Però essendo morto il papa, non si realizza nessuno di questi progetti. L’Eroe, sebbene lasciato solo di fronte al nemico comune, ottiene ripetutamente vittoria, sconfiggendo i beg Seremet, Balaban e «Jagup» [jakub], XII (151—155 v.). Il Sultano arriva sotto Croia per assediarla con un esercito grandissimo. Il suo campo è disturbato dal Ca-striota. Mohamed è costretto a ritirarsi, ma lascia sotto la città Balaban pascià per continuare il blocco, finché le privazioni non la costringano a capitolare. Intanto Scanderbeg si reca a Roma per cercare aiuti. E’ accolto bene. Carico di regali e denaro toma in Albania e raduna un esercito considerevole, con il quale sconfigge Yonima, fratello di Balaban. Ben presto quest’ultimo cade nell’assedio, l’esercito turco si ritira e così Croia è salva. XIII (156—159 v.). Mohamed viene di nuovo in Albania. Restaura « Urbs Valmorum » [Elbasan], tenta un attacco infruttuoso contro Durazzo, quindi s’accampa nuovamente sotto Croia. Costretto a ritirarsi, affida la difesa della frontiera alla cura dei beg Alì e Aias. L’Eroe si prepara alla conquista della città restaurata. Per tale fine si reca ad Alessio, dove però s’ammala e muore il 17 gennaio 1466, in età di 63 anni. c) Compendio delle vite dei papi e degli imperatori. Vi sono due prefazioni: quella degli editori, i fratelli Dorico, dedicata ad Andrea Angelo, e l’altra dell’autore stesso, diretta a Pietro