Il6 FRANCESCO PALL 250 il mezzo estremo per risolvere « e forse non ingiustamente » \ un problema per complicato che esso sia. Non è nostra intenzione di annoverare tutte le riflessioni d’indole filosofica e morale che adornano specialmente le frequenti parentesi che va facendo l’Umanista nei suoi periodi, poiché esse non sono originali, trattandosi di massime e sentenze ispirate agli autori anticlii oppure agli scrittori più notevoli dell’epoca. Dobbiamo però notare che non è facile conoscere le convinzioni personali dello Scutarino alla luce dei suoi lavori, pieni di rettorica, dove le idee, le caratterizzazioni e i giudizi tante volte non manifestano il proprio e vero pensiero del Nostro, ma costituiscono solo prestiti o imitazioni, adoperati per ragione di stile. Tutto questo ci fa piuttosto pensare a un attore, il quale recita le cose prescritte dalla sua parte. 3. Sua concezione storica. Il senso critico. Come la maniera di concepire il mondo del Barlezio non differisce nei tratti generali da quella della sua età, così pure le sue opinioni sulla storia vanno d’accordo con quei tempi. Infatti sotto l’influsso dell’antichità si giunse allora a una concezione artistica ed estetica della storia. L’intento di questa non è il racconto obbiettivo e sobrio dei fatti, ma dilettare e qualche volta anzi commuovere il lettore, mediante una narrazione interessante e rivestita di uno stile accurato, che rispecchi quello classico. Livio e Cicerone erano soprattutto i modelli: il primo per l’attraente esposizione, l’altro per l’ampiezza dello stile e l’impeccabilità del periodare. Dunque la principale cura era per la forma e soltanto in secondo ordine per il contenuto Interessava più la maniera di trattare un argomento che l’argomento stesso. Non c’è da meravigliarsi quindi che la storia fosse considerata un «opus... oratorium maxime»3, un « oratoris munus », così come l’aveva chiamata Cicerone 4. Si credeva che 1 Barlezio, ibid., Ili, 34. 2 Sabbadini, II metodo, 82. 3 Cicerone, De legibus, I, 2. 4 Idem, De orai., I, 62.