122 FRANCESCO PALI, 2.0 « probabilmente degli Ettori, degli Epaminonda o degli Scipioni più numerosi » e, inoltre, le città resisterebbero all’assedio con maggiore tenacia 1. Ora, la lotta si fa da lontano. Vinciamo sedendo, constata egli2. Non c’è bisogno più della spada, dello scudo. L’accennata invenzione, d’altro canto, dev’essere vanto dei suoi tempi, perchè il cannone era una cosa che mancava, come ben altre, all’Antichità così adorata 3. La « Natura » non si è mostrata del tutto parca neanche nei tempi moderni, « affinchè possiamo meravigliarci pure noi », asserisce il Sacerdote, e ricorda come esempio Giovanni Hunyadi 4. La stessa è anche l’opinione del Poggio, allorché afferma che la sua epoca ha dato grandi soldati e illustri scrittori. Però questi uomini di genio a causa della mancanza degli autori che avrebbero dovuto eternarli nelle loro opere, non si sono potuti imporre allo stesso modo degli antichi, i quali ebbero la fortuna di esser immortalati nelle opere classiche 5. Il Barlezio viveva in ima età, quando si cercavano ad ogni passo dei parallelismi tra le cose contemporanee e quelle antiche, anzi mitologiche. Se i Franchi erano considerati sin dal VII sec. come discendenti di un figlio di Ettore 6, se i Reali inglesi erano stimati quali successori di un Bruto 7 ; se dei Turchi si diceva che erano di stirpe troiana8, non è da stupirsi se pure l’origine degli Albanesi era messa in relazione con gli « Albani » delle regioni caucasiche, condotti lì da Ercole, la loro terra d’origine essendo il Monte Albano d’Italia. La teoria della discendenza italica degli Albani parte da Trogo 1 Barlezio, Hist., VII, 86. a Ibid. 3 Idem, De Scodr. obs., II, 247 v. Hoc tormento invento secula no-stra gloriali possunt. Nam qnamvis antiqua secula a plurimis inventis se iactent, in multis tamen, quemadmodum et in hoc, nostris cedunt. 4 Idem, Hist., II, 20 v. 5 Poggio, Hist. Fior., prefazione di Jacopo, figlio dell’ Umanista (P-1XUI). * Darmesteter-Hatzfeld, Le Seizième Siècle en France, 71-73. 7 Silvio, Opera, 509. 8 II Piccolo mini già considerava errata quest’opinione (Europa, cap. 4, Opera, 394).