46 FRANCESCO PALL 180 del 1450, uscendo di notte fuori le mura, distrussero le macchine d’assedio e i lavori nemici che colà erano ; altri invece affermano che ciò fu fatto dagli stessi Turchi, vedendo che non riuscivano nei loro intenti*. Il Nostro si servì anche della tradizione popolare, malgrado poco l'apprezzasse, secondo le sue stesse parole2. Questa tradizione delle inclite gesta del Castriota nacque ben presto presso il suo popolo sotto forma di canti eroici come anche, certamente, sotto forma di leggende. Il Sabellico, nella sua Storia Veneziana, stampata nel 1487, cioè 19 anni dopo la morte dell’Eroe, racconta : « I popoli, quasi come havessero detto in lui alcuna cosa più che naturale, cantavano le sue mirabil vertù con solenis-simi versi, et m’hanno raccontato alcuni degni di fede, che nel mezo del pericolo della guerra, alhora che ogni cosa era in paura per le arme de Turchi, gran numero de fanciulle in quelle città delle quali egli era stato Capo, ogni otto giorni si ragunavano in mezo le vie et cantavano le lode del suo morto Prencipe, come solevano fare gli antichi ne i conviti in memoria de grandi huo-mini »3. Marino stesso ci rassicura che gli Albanesi cantarono nei conviti le imprese degli antecessori4. Così fu tramandata, dice egli, alla posterità la brillante vittoria che ebbe l’Eroe su Hamsa, il nipote traditore. Girando per l’Albania 6, ebbe occasione di apprendere dalla bocca del popolo il ricordo e l’impres- 1 Ibid., VI, 78 v. 2 Ibid., prefazione, 2: «Non... commenta in iis, sed a maioribus diligenter relata et a quibnsdam etiam qui interfuerunt visa memoriae mandavi, fidemque plurimorum et veracium virorum, non levem tan-tummodo et futilem traditionem sum secutus ». ha distinzione tra le informazioni fornite da gente degna di fede e le voci incerte che correvano nel mezzo del popolo fecero già i cronisti medioevali. 3 Sabellico, Historiae, d. Ili, 1. IX, 922 ; cf. la traduzione del DOLCE, 255 v. —256. 1 B.vrlezio, Hist., IX, 118. Lo stesso riferisce degli Albanesi della sua epoca il vescovo Francesco Bianco (Frangu i Bardhé) in un opusco-letto su Scanderbeg, pubblicato da lui nel 1636 (G. Castr., 71). 5 Ciò faceva molto probabilmente prima del 1479, quando Scutari passò sotto il dominio turco, seguendo la sorte di quasi tutta l’Albania. Con tutto ciò non è impossibile che vi fosse stato anche dopo questa data