CONCLUSIONE Nel quadro generale delTUmanesimo Marino Barlezio ci appare di modeste proporzioni. Non può essere messo, per esempio, accanto a un Simonetta, neppure a un Sabellico. Infatti il Nostro era originario d’una regione periferica del mondo italiano, cioè della costa dalmatica dell'Adriatico, abbastanza lontana dai focolari del Rinascimento e, per qualche tempo almeno, doveva contentarsi solo dei riflessi dei raggi che di là si diffondevano. La sua fortuna, quanto all’attività di scrittore, era di esser potuto giungere da Scutari nella metropoli : a Venezia, e, in seguito, a Roma. Così il modesto sacerdote potè prendere contatto con il movimento umanistico in pieno sviluppo sullo scorcio del Quattro-cento e al principio del Cinquecento. Come scrittore, come storico, il Barlezio ha le caratteristiche del Rinascimento. Egli è umanista in una misura molto più larga che sacerdote. Questo quasi scompare dietro a quello. Come i suoi contemporanei, Marino era ammiratore e imitatore dei classici, particolarmente di Livio, arrivando fino a plagiarli. Il nome de Barlezio è legato, per la posterità, inseparabilmente a quello di Scanderbeg. L’opera che venne scrivendo su questo modello di condottiero cristiano nella grande lotta con i Turchi, l’ha reso noto, durante i secoli, al pubblico colto europeo. Il ritratto dell’eroe albanese, sì come risulta dalle sue pagine fece una viva impressione sugli spiriti. Sebbene questo Scanderbeg, giudicato troppo teatrale, non sia stato esente da critiche, rivolte