<52 FRANCESCO PALI. 226 campione, riconoscere la vera natura di questi rapporti che erano anche di vassallaggio oltre che di amicizia. Pure a questo intento di esaltare la figura del Castriota, si deve ascrivere la parte esageratamente importante attribuitagli dal Barlezio nella guerra napoletana. Egli sarebbe rimasto nel Regno di Ferrante fino alla pacificazione completa 1. In realtà, sebbene l’Albanese avesse reso notevoli servizi al Re, la guerra non ebbe termine e nemmeno fu decisa per tutto il tempo che egli stette e combattè in Italia 2. Vediamo ora la cronologia del Barlezio. Non ci proponiamo un esame dei dati cronologici del Compendio, poiché essi dal punto di vista scientifico non valgono nulla. Qanto sài’Assedio, basti a dire che sotto questa rapporto la narrazione appare precisa. Senonchè, la Storia di Scanderbeg come cronologia è troppo inconseguente e abbonda di errori. Ciò si spiega con il concetto dell’Umanesimo, il quale volendo imitare le opere antiche, la ruppe con la tradizione dei cronisti medioevali, fondati su una esposizione cronologica, e cercò di notare il meno possibile dati di tal genere 3, pensando anzitutto al lato artistico del lavoro. D’altro canto, nello scrivere la biografia di Scanderbeg, il Bar-lezio si valse pressoché esclusivamente di fonti orali, donde non avrebbe potuto trarre se non, tutt’al più, indicazioni cronologiche molto vaghe. Barlezio, ibid., X, 126—132 v. 2 Infatti quando avvenne la battaglia di Troia (18 agosto 1462), che decise la guerra in favore di Ferrante (Simonetta, XXIX, col. 736— 739), Scanderbeg — malgrado che Marino lo ponga a comandare l’esercito reale e gli faccia vincere lo scontro, messo dallo stesso autore a Orsario (oggi: Orsaro di Puglia) vicino a Troia (Barlezio, ibid., X, 128 v.) — non si trovava più in Italia, essendo sin dal principio di febbraio 1462 (non nel luglio, come afferma l’Hopf, Griech., II, 153) tornato a Ragusa (GELCICH - THALLÓCZY, 754; Chron. Rag. 360), e da qui in patria. Ci stupisce il fatto che oggi ancora vi sia un autore, Luigi M. Ugolini, il quale ammette questo grave anacronismo del Barlezio, (Ugolini, Pagine, 11). Eppure, sono già passati tre secoli, da quando il DE Sponde dimostrò che l’infaticabile guerriero non poteva intervenire in questa battaglia! (Annal. eccl., II, a 1461, n° 20). 3 Croce, Storia della St., 208.