Capo XV. 197 919) E qui prima di progredire stimo bene produr la formula dell’antico giuramento, che i Magistrati in certe occasioni esìgevano dagli E-brei. Di questo giuramento non più oggi praticato , che io mi sappia, due formule ne ritrovo, non però guari dissimili, ma di niuna ho potuto rilevare il tempo della sua istituzione. Sembran-mì però assai antiche. La prima s’incontra nel MS. Svajer n. 7%iypag.i y ed è in questi termini: 920) Sacrattienium Judeeorum > secundum formata & ritum ipsorum Jurantiim » Ego V.- Sudant i jufo per Detm vtrum, per Deum Abraham, per Detim Isaac & Jacob, eir per Deum, qui fecit edam & terram, & per iL-lam san Barn legem, quam Domtnus dedit parenti-bui nostris in monte Sinay, & per duas tabulai lapideas digito Dei scriptas, & per Arcarti feede-ris, & Adonay santtum nostrum, & si terra vi-vum me non (/. nunc) deglutiate sicut deglutivit Dathan & Aberon, & si lepra, Haaman super me non veniat, & si malediilio illa super me non veni at , quam Deus dedit in monte Racancb ( sic ), quod de bis, qua a me tequiruntur, bona fide purissime , in omnibus qua sciam, verum dicam, nulla reservatione fatta. 921) Perchè il Lettore possa intendere e penetrare il consiglio e la forza di queste ultime parole , puossi osservare quello che scrive il Mai-monide nella sua celebre Opera intitolata Jad, al lìb. , cap. 3 , ove parlando del giuramento a cui uno viene obbligato insegna così: l^ecesse efl, ut qui eoa Bus jurat t dum jurat intendat animum ad ver-