2 oi Libro Primo,
,, o altro . Alla Pasqua susseguente 26 Marzo ,, 1570, si vendevano le ove stadizze 5 al gros-„ so: la carne d’agnello soldi 6 la lira : el for-3, mazo dalla creda rossa soldi 10 la lira . Alla 3, fine di Giugno principiò portarsi nei fondachi ,, farine abburattate e con semola, e si vendeva-,, no 18> *9> 20, e fino 24 lire al star . Ognu-
3,	no poteva vender a suo modo farina , perchè „ era stata tagliata la parte , che non si potesse „ vender più di L. 17 al ster . Il raccolto delle ,, biade fu abondante, ma tardivo. <c Savina. Nel Capitolare de’ Consiglieri di Andrea Contarmi circa il 1368, si legge.* Dabo operarti bona fide de fadendo emi tot Jiaria milei quando fl ari um valebit soldos XV, vel inde infra, quot inveniri poterunt prò pecunia qua habebitur &c. E nella Carestia del 1346 circa scri-vesi : Lurti esset maxima cbaristia & fames , Ve-netiis & in civitatibus circumjacentibus, biadi, in tantum quod nisi fuisset millium quod erat tunc Ve-nctiis, & fuerat bene per XX, XXI, & XXII, an-nis , multi immo imumerabiles periisent . Cr. S. Salvat. Forse non è propriamente il miglio , ma quello che da’Bergamaschi s’appella Melga , e da noi Formenton, cioè il Granoturco.
    159.1. Per la carestia il fomento vendevasi successivamente Ducati 4, 5, 6, 7, al staro. Fu ordinato, che i Pistori facessero il pane * fermento e i riso ; ma non riuscì a lungo tempo perchè il pan era magnolezo , ( cioè mangereccio ). La Signoria fece far ai forni pan di miglio e venderlo ai poveri, ma riuscì cattivo. Finalmente nel 1592 si diede licenza a tutti di far e vender pan di mistura, cioè di segala, risi , miglio ec. senza