326 Libro Primo, jSy) Troviamo nei vecchj nostri Scrittori, eh? cadaun Tribuno nella rispettiva sua Isola amministrava la giustizia, e gli affari pubblici : che nei giorni di festa radUnavansi insieme per consigliarsi su affari di maggiore momento : e che le loro deliberazioni venivano portate al popolo. In fatti fino dal più rimoti tempi si legge, questa oquel** li cosa essere stata fatta collaudatione populi, approvandolo il popolo, 390) E noi qui dobbiamo far un riflesso, il quale ne viene suggerito dal Tribunato di questi Moderatori del popolo costituito in cadauna Isola, Ciò vuol dire , che non era da- prima intenzione dei nostri Maggiori di fondar una nuova Città, contenti di reggersi e conservarsi in Corpo di Trazione. Per questo così agevolmente trasferirono la Ducal Sede da Eraclea in Malamocco, e da di lì in Rialto : nè si trova mai prima del Secolo XI appellato Rialto col nome di Città, ma sol» tanto di Terra e Comune. 391) Fatta forte e autorevole la Nazione, nell’ anno 697 de venne alla creazione d’un Capo di se stessa che appellò Doge. Nell’881 erano le divide del Doge Spaia, fustis ac sella, come scrive il Sagomino pag. 54. Argomento evidente, che la Spada, lo Scettro e la Cattedra non l’ebbero I nostri D®gi nel 1177 da Alessandro III. Dello Scettro o bastone o stendardo del Doge che vede-6Ì nei Matapani e altre monete non trovo che al* tri Scrittori ne parlino. Probabilmente lasciarono di portarlo dacché ai Dogi fu tolta quella quasi plenipotenza che aveano. Sembra ancora, che i Dogi quelle insegne prendessero dalla scure fasci e sei-