290 Libro Primo. stri. Ma sé noi rivolgiamo l’occhio ai loro abituri , nulla di sontuoso si scorge ; e come osserva il Temanza, può dirsi, che le gran fabbriche private non principiarono ad ergersi prima del Secolo XV. Scrive il Caroldo, che venuto a Venezia circa il 1230 l’Imp. Federico , volle veder le principali Case , e Massimamente quella dei Memmi a. S. Marcitola , all'ora stimata più grande e meglio a-dornatà deli altre. Nella Beccaria di Rialto sussiste ancori la Casa dei ribelli Querini detti dalla Ca granda. La sua grandezza però che diede 1’ appellazione a quel ramo della famiglia non pareggia forse la metà d’alcuni palazzi d’oggidì. 333) Si Vedono qua e là alcune case > sopra le quali evvi il Leone , cioè lo stemma di S. Marco , e se ne scorgono alcune ancora in Rialto e contrade vicine. tln tempo il Pubblico aveva delle Case, le quali concèdeva o a personaggi distinti, come quelle delle dueTorri al Petrarca e allo Sforza ( n. 274. ), e quella a S. Polo detta del Ca-gnon concessa a Giacopo di Carrara , de Monacis p. 263 , ovvero alle Nazioni , e appellavansi ^Albergar}« , perchè date con facoltà d’albergarvi persone della loro patria» e tal deesi riputare oggidì il Fondaco de’Turchi, e de’Tedeschi, e tali furono ancora le Case nuove in Rialto Innovo assegnate ai Toscani, e altre doi calle più in là dove stavano i Todescbi , scrive un antico Cronista . Laonde nel ijoo , 18 Decembre in C. X. fu ordinato : Che tutte le Case concesse alle fedelissime Comunità no-flre , a fin solum d'alozar i Oratori , Cittadini e ‘nobili persone delle proprie terre , non passino alo-X4r alcuna altra persona. Cerberus pag. 14. t. E- ran-