li Ìeziohi cóli simi'!tudine di ofEzio, successione cioè cfisj propagavasi e metteva capo in quel i, i quali nei pii bassi tempi s'appellarono Procuratori di 5". Marco, hanno date meritamente questo nome ancora ai primi , quantunque diversa fosse l’indole loro. Sicché può dirsi, che dei Triumviri Participaziani uno in seguito vensse incaricato Operis S. Marci', poi essendosene a ciò eletti du?, tre, quatti» &c. ed essendo cessati o in altri trasferiti gli offizjproprj di quei Triumviri, la successione siasi perpetuata. in quelli che conosciamo sotto denominazione di Procuratori di S. Marco. 50) Io per me credo, che qualche laborioso Antico ripescando nelle vecchie Memòrie allora esistenti , abbia tentata quella Serie, ma con alcuni abbagli e lagune, le quali successivamente altri meglio corredati di documenti supplirono ed emendarono: onde nacque la varietà dei Registri , restando, a noi ignoto chi meglio corretta ed impinguata abbia la prima Serie. In questa oscurità nul-ladimeno si vede , che sempre la comune fama e persuasione \i fu dell’antichità dei ‘Procuratori prima eziandio del secolo X, e non lungi dalla traslazione della Sede in Rialto , senza la qual persuasione e fama non avrebbero pensato gli uomini di cercarne e tesserne la successione rimontando lino ai Triumviri Participaziani . Aggiu-gnerò ancora questo, che ella Sig. Abb. non può accusare i nostr' Cronisti, se non accusa eziandio il Trivisano , il quale nella sua Laguna pag. 28 , di quei tre parlando dice: i quali furono i primi Procuratori. 51) Tutto questo io scrissi per difendere i nostri Crò- ' nichisti, che certo avranno parlata col sentimento comu» ne, contro i quali è difficile l’andare a piede sicuro . Cercai in tal guisa di assicurare alla meglio le successioni che oggidì conserviamo dei Procuratori. In quanto a me già ben le mille volte ho ripetuto , che ivi non rappresento mia sentenza, ma porto il commi insegnamento dei Cronisti senza alcun mio giudizio: sentimento, che ancora senza una nuvola di Scrittori, potrebbe e dovrebbe^ abbracciarsi con franchezza sulla sola asserzione del Trivisano, di cui, niuno meglio poteva tai cose penetrare. Perciò io credo, che sarebbe gran pregio dell’opera, se in luogo di rifiutare le serie correnti dei Procuratori, i dotti cercassero vie e modi di sostenerle, quando le mie idee non appagassero, nè sembrassero sufficienti. D;1 resto esamini il Lettor imparziale, se d 2 sì