larmente arcuato, gia incastellato alle due estremita piu che in altri consi­mili tipi romani, il quale, anche per l'attrezzatura a tre alberi con vele quadre, col trinchetto fortemente in­clinato sulla prora, si direbbe prelu­dere perlina al tipo delle cocche qu'àt­trocentesche. Affine pero al piu clas­sico tipo romano e invece il veliero di quel sarcofago cristiano del Museo Lateranense, raffigurante con tanta plastica linezza una delle istorie di Giona. Ne diverso e il carattere di q~alche rappresentazione consimile: da certe miniature del celebre "Vir­ Fig. 9 -Tipo convenzionale di nave del Sec. XII, gilio " Vaticano del sesto secolo, a nelle porte di bronzo della Cattedrale di Benevento. quello della nota Bibbia di Carlo il , Calvo del nono, della Biblioteca Na­zionale di Parigi, dove evidentissima e la scena di S. Gerolamo che sale sopra ' una nave nel porto di Ostia. Mentre, tanto per accennare a qualche altro esempio precedente, del tutto arbitraria credo la delineazione parziale di certi vascelli greci che compaioP-fJ nel famoso codice dell' Iliade dell'Ambrosiana; e troppo sommarie risultano, nella loro sobri eta decorativa, quelle navi or­meggiate nel porto di Classe che spiccano tra i mosaici di S. Apollinare Nuovo di Ravenna. Non diversamente chi scorre i vari capitoli delle" Nau­machie" di Leone, l'imperatore lilosofo, se qualcosa puo imparare intorno ai navigli poliremi del nono secolo, e designare lin d'allora i tipi principali che . diverranno caratteristici nella nostra marineria medioevale, precisando COSt , gli evidenti rapporti tra questi e quelli dei tempi classici, poco in fondo potta fare al di la della pura erudizione. Equanto all'incirca, dopo molte consultazioni d'antichi autori, riusciva nel 1838 a concludere, per le "Esercitazioni scientiliche e letterarie dell' Ate­neo Veneto" Giovanni Casoni: molte cose argomentando ~opra i tipi originari e piu remoti della inarineria veneta, e molte note accumulando in un volumi­