bevi \ lacerare quella mole fangosa, in cui sono piantate !e ìo^ ro fondamenta, e i pali come ella stesso insegna. A giorni nostri la facciata della Chiesa di S. Rocco che prima erasi principiata a edificare, fu mestieri rimover-1 a, perchè la fondamenta non reggevano a così enorme peso. Qual’altra puote esserne la cagione, se non che ivi il fondo fosse appunto troppo fangoso ? 103) Riconosco quindi nel nucleo e interne viscere delie isole medesime e dei dorsi nostri 1’elaboratorio di quella materia infiammabile , che accesa produce tremuó-ti e scoppi di fiarrtme sulfuree, e globi di fuoco, quali furono quelle almeno, che nel Sec. XII diconsi aver incendiato S. Ermacora, e quelle più antiche, le quali,i secondo Plutarco, diedero origine alla favola Faetontea. Affermo conseguentemente, sembrami ,| ( si noti Ja mia circospezione, e se prenda di fronte il Sandi) alla bui na Tisica contrario, che da una massa puramente limac' ciosa e cretacea possano uscir fiamme di fuoco ardenti' Perocché sembrami anzi, se quelle eruttazioni venissen dalle viscere delia base o Continente sottoposto, che 1; materia fangosa e concreta, la quale in tanta altezza 1 soprastà ammonticchiatavi sopra, e condensatavi , e Cai catavi da tanti secoli che ve ia depositarono , dovrebbe anzi in quel sito impedirne Io scoppio, e necessitar quelle materie a sprigionarsi e aprirsi il varco piuttosto nell imo e fondo del mare Vicino alle radici dell’isole, e produrvi in tal guisa quelle enormi ebullizioni, le quali Jeggonsi tante fiate accadute nei secoli passati. 104) Fino ad ora fu sempre supposto, non mai provato da^ alcuno, che l’isole e dorsi, siano prodotti dall» deposizione dei fanghi, e l’esistenza da lei confessata antichissima dei Lidi e di alcune isole, fa una gran pte" sunzione contro la sentenza del Sandi co’suoi. In fatti , che il nucleo cieli’isolette sia Un solido per se, ® aderente alla base, e ne faccia un tutto con quella, cj? non si vede impossibile , nè alla natura contrario. Ci^ posto, non implica contradizione altresì, che le viscef* stesse dell ¡solette avendo la natura del Continente soP' posto, lavorino e producano nel loro grembo, e talvoi-ta eziandio eruttino materie ardenti. Il fatto è accaduto' Dunque almeno non è un errar classico e palmare l’aSSf” rire quindi, come per un regresso filosofico, che il foni*° dei dorsi sia dell’indole del Continente, e un solido non soprapostovi, nè formato dalle torbide fluviali e marine- 105) i