XVIf che fa Brenta fu detta Timavo, e notare da chi tra gli antichi, e suggerire che non si confondesse questo Ti-mavo coll' altro Aquilejese ? Giudichi ella stessa Slg. Abb. ma a sangue freddo . ERRATA. V. Il Sig. Gallicciolli pag-I 54, n. 30, scrive, che Aitino era Città situata nelle maremme, e quindi affatto marittima, e circondata dal-i le Lagune, e che Tacque ideila Laguna battevano il ’ inuro della Chiesa di S. Ila-rio . Al n. poi 31, pag. S5, produce a comprovazione della maggior antica ampiezza della Laguna alcune te-■kstimmianze prese dal cele-m>reSabbatino: e termina col Mire, che questo Scrittore fece la sua diceria nel 1545 > « che confonde le vecchie cose con quelle dei tempi suoi ; laonde bisogna leggerlo con attenzione. CORRIGE. Aitino fu mai sèmpre Città posta sul margine della Laguna, e compresa nel Continente , finché distrutta da Attila , che mai penetrò nelle Lagunp, il suo amenissimo e fertilissimo sito si mutò in quello squallore, in cui ora si vede. Consulti meglio il Sig. Gallicciolli il Trevisano , Temanza , Filia-si, ed il Tentori pag. 29, e seguenti della Laguna . Per riguardo a S. Ilario dimostrano i suddetti Scrittori, rigettando la malfondata opinione del vecchio Cor-naro, del Sabbadino, e del Silvestri, che non solamente S. Ilario, ina la Fossa Gambaria, ed jlur eliaco erano in terreno sodo e coltivato situate. V’erano de’Canali salsi e dolci in detti luoghi, ma non Lagma. I sogni poi del Sabbadino non meritano discussione. Dovea ?er altro il Gallicciolli dirci, quali siano le Vecchie cose, che il Sabbadino confonde con le moderne. 26) Io dico: Strabone a’tempi di Augusto scrive, che i/tino era nelle maremme e- paludi come Ravenna. Ella ii fa dire e scrivere, che Jiltino era situato nelle ma-Yemme, e quindi affatto marittima e circondata dalle Lacune . Dov’è mai, che parli io e non Strabone? Dov’è, che io aggiunga quel taccone al vecchio Geografo, E quindi affatto marittima, e circondata dalle Lagune ? Se (ice aggiugnere a talento ciocché altri non disse, ogni f>asso di Autore troverassi degno di censura. Quella lacinia non ha luogo in me nemmeno per illazione . Voglio kì veramente dal sapersi quanto oggidì Aitino sia medi» Tom. Vili. b ter-