107 dal Senato e così iniziata un era meno sfortunata pel commercio marittimo dei bocchesi. Ma il trattato non era segnato che per un decennio soltanto e al tempo (1345) appunto in cui Cattaro doveva chiederne la rinnovazione Venezia fu distratta da cure di ben maggiore momento. Dalmazia ' non poteva ancora tranquillamente accomodarsi al dominio di quella Repubblica, e la scontentezza cresceva ogni dì più. Quindi nuovi tentativi di rivolta. Venezia, avuto sentore dei segreti maneggi che Lodovico re d’Ungheria teneva vivi a Zara, mandò dieci galee a chiudere quel porto, ma alle dure condizioni proposte, risposero i Zaratini volere piuttosto difendersi agli estremi e chiamarono in soccorso Lodovico. La guerra che per tal guisa veniva ancora a ridestarsi per il dominio della Dalmazia andava prendendo un aspetto assai serio, e il Comune di Cattaro dopo i danni che da tal guerra erano per derivare al suo commercio marittimo, corse il pericolo di essere eziandio per buona pezza e non senza gravi conseguenze privato dei benefizi del trattato. Questo timore però fu ben presto reso vano dal Senato Veneto, il quale sia che desiderasse scoprire l’animo di Stefano Imperatore di Serbia, o sia piuttosto che ritenesse in qualche modo giovevole in quell’istante anche l’amicizia dei Cattarmi, chiese il primo ai Cattarmi la ri-nuovazione del trattato e si raccomandò all influenza di Stefano, perchè l’affare sotto gli auspici di lui avesse a concludersi senza difficoltà. Stefano di fatto scrisse in proposito, raccomandando ai Cattarmi di aderire all’inchiesta dei Veneziani, e mandò quindi (1245) Nicolò Buccina non solo ad informare il Doge delle sollecitudini e della adesione dell’lm- 1 Romanin. Storia documentata di Venezia — Tip. Narratovich. Venezia 1855. Voi. III. p. 149.