60 della massa ereditata. 1 E l’opera della riedificazione e dell’ampliamento di questa chiesa, mercè cosifatti benefizi potè raggiungere il suo compimento tanto presto che già nell’ anno 1160 (giugno 19) il vescovo Maloue ne consacrò gli altari in mezzo al giubilo di tutti i Bocchesi. Fra coloro che l’assistettero nella sacra funzione furono i vescovi Lazzaro d’Albania, Giovanni di Dolcigno, Martino di Drivasto e gli abati diocesani Michele di S. Giovanni, Pietro dei SS. Sergio e Bacco, Giovanni del Salvatore di Antivari, Pietro di S. Pietro, Giovanni di S. Giorgio (di Perasto) ecc. Erano pure presenti parecchi altri illustri personaggi d’ordine civile come il governatore bisan-tino di Dalmazia e Dioclea intervenutovi spontaneamente, Pietro priore di Soacia, Andrea, priore di Albania ed altri. 2 Ma la tranquillità di cui fu segno questa solennità non durò gran tempo. Giusta l’Vili decreto 3 del concilio nazionale salonitano tenutosi nel 925, Cattaro fin da quell’anno, in virtù d’una vetusta consuetudine della Chiesa romana, poteva amministrare, se orbata del suo pastore, la diocesi di Ragusa: Ragusa quella di Cattaro, sebbene in giurisdizioni differenti. Il vescovo di Ragusa, forse interpretando a suo modo quel decreto, continuò ad occuparsi delle cose di Cattaro anche quando questa chiesa ebbe il suo pastore, e reputandosi succeduta nei diritti metropolitici a Salona in vece di Dioclea, con insistenza sempre crescente 4 domandò dai ve- 1 Statuto 351. c. VII. 23 Apr. 1422. cfr. Decr. S. Coll. Patav. 30 Die. 1632 — Veronem. 13 Genn. 1716. sulla base dell’altro statuto 1416. ind. XXIII. Apr. 23. „exceptis hetedibus defunctis aut quibiis legatum fueril debitum in quo defunctis sibi tenetur... “ 2 Farlati ibid. 433. VI. 3 1. c. III. Cap. 1. § V. cfr. Carrara I. c. 44 e s. 4 1. c. VI. 81. 432.