142 accordatogli dal comune di Cattavo, domandò immediatamente il doppio. Gli mandò il comune allora quattro ambasciatovi pevchè mitigasse 1 imposizione, ma fuvono trattenuti ostaggi finché gli fossero consegnati i pretesi 12.000 ducati. Cattaro fece appello a Venezia, perchè facendosi sua mallevadrice ottenesse la libertà degli ostaggi, ma il messaggio fallì sebbene, vedendo vana ogni supplica, ricordasse ' al senato che i Cattarmi aspettavano net curri illa avidi tate, qua expetabant antiqui patres existentes in limbo advenlum Christi“ il giorno promesso in cui verrebbero assunti sotto il dominio di S. Marco (5 Giugno 1414). Cattaro nondimeno non volle pagare il tributo se prima non venivano restituiti i legati, e questa ostinatezza sarebbe tornata dannosissima se Venezia non fosse sorta novellamente in armi contro i Balsa (Luglio 1419). Imperocché colta l’occasione in cui ogni aiuto era per riescire di grandissimo giovamento a Venezia, ottenne finalmente d’essere ammessa 2 sotto il suo dominio (25 Luglio 1419). Questa volta però, scrive il Ballovich, i Cattarmi non furono unanimi a favore di Venezia. Ciascuno studiando alla sua maniera il modo di non soggiacere ai Balsa, a Sandal o all’ottomano, i padri evansi divisi in frazioni, chi proponendo pel re di Napoli, chi per quello d’Ungheria e dei Romani, chi finalmente per S. Marco. Trionfarono gli ultimi e furono iniziati tosto i maneggi, convenendo con quel senato ogni cosa dovesse rimanersi secreta fino al XV del prossimo settembre, 3 ad ruinam et perditionem illius nequissimi proditoria Balsae (25 Luglio 1419). Messi quindi al bando i Balsa, dichiavò il senato veneto alla Povta ottomana non 1 ibid. 368. - Stallila. Atti della Dedizione. 3 Glasnik XII. 390.